Ricordi di una vecchia storia

Come molti di voi sanno, quasi 14 anni fa ho fatto un’esperienza onestamente incredibile, ho partecipato (e vinto) a un reality show su Italia 1, La Pupa e Il Secchione, versione italiana di Beauty and the Geek. E’ un argomento di cui mi ritrovo sempre volentieri a discutere con chi me lo chiede, ma che alla lunga mi ha visto dare sostanzialmente sempre le stesse risposte – vista anche l’inevitabile ripetitivita’ delle domande, bisogna dirlo. In questi giorni invece e’ accaduto qualcosa di diverso, cosi’ potente da spingermi a riaprire il blog. Per la prima volta ho visto una nuova stagione del programma, e devo ammettere che ha catturato la mia mente in maniera sorprendente. Al netto degli avvenimenti narrati, che riguardano le vite dei concorrenti di oggi, c’e’ stata una fortissima sovrapposizione fra quello che mamma Mediaset ci mostra oggi e quello che e’ mi successo davvero nel 2006. Un grand’effetto di sostituzione della realta’: e’ come se vedessi me stesso li’ dentro, ma dal lato dello spettatore. Una specie di cortocircuito che ti permette di richiamare sensazioni e situazioni vissute tanti anni fa come se accadessero ora. Mi si e’ sbloccato un livello nascosto del mio videogioco mentale, e’ come se avessi scoperto l’accesso alla Stanza dei Ricordi Nascosti. Ci sarebbero tante cose da dire al riguardo, e magari ve le raccontero’ con calma. Oggi pero’ sento l’urgenza di razionalizzare un aspetto particolare di tutto quel che e’ successo, cioe’ com’e’ cambiato il mio rapporto con le persone e con l’umanita’ in generale. Butto giu’ due righe per far uscire quel che ho dentro, e sentirmi meglio, sperando che serva a qualcuno.

Il giorno in cui Sabrina di Endemol mi telefono’ per dirmi che mi avevano preso avevo 24 anni. Mi trovavo in laboratorio, mi preparavo a tirar su gli ultimi dati per finire la mia tesi di laurea specialistica in fisica della materia. Ancora ricordo, “Primo settembre, 11 e 30, Studio 11 di Cologno Monzese. Portati vestiti per un paio di mesi.” Come lo dico al mio relatore? Il programma mi ha costretto a prendermi un anno sabbatico e a rifare daccapo un’intera tesi di laurea, ma cazzo se ne e’ valsa la pena! Non lo dico solo per il fatto di aver vinto, ma perche’ ho vissuto un’esperienza impareggiabile che ha lasciato in me profondi segni all’inizio quasi invisibili e con il passare degli anni sempre piu’ evidenti. Sapete, prima di entrare nella Casa vivevo in un mondo fatto a mia immagine e somiglianza. Frequentavo amici di scuola e universita’, seguivo le mie tante passioni (musica, sport, viaggi, giochi) ed ero superimpegnato. Un ambiente del genere, composto esclusivamente da situazioni in cui vuoi cacciarti, ti forgia in un certo modo: ti permette di avere il tempo di sviluppare alcune tue capacita’, ma al prezzo di far sviluppare solo alcuni lati del tuo carattere. Ti sembra che sia tutto giusto, che tu sia un pezzo di puzzle con la tua forma gia’ fatta e definita, e che il mondo sia li’ ad aspettarti con un buco esattamente della tua misura. Sai qual e’ il tuo posto sul pianeta. Ti circondi di un certo tipo di persone e ti senti appagato.

Il reality in questo ha avuto l’effetto di una bella bomba atomica. O meglio, ti ritrovi in qualcosa definibile a meta’ tra un ottovolante e uno schiacciasassi, che mi ha risputato completamente masticato e pronto per acquisire una nuova forma. Ma andiamo con ordine.

La vista dei primi problemi di comprensione tra pupe e secchioni di quest’anno mi ha fatto ricordare le difficolta’ che avevo pure io nei primi giorni, diciamo fino alla terza settimana. Ero completamente passivo agli eventi e non mi interessava approfondire alcunche’ con la mia pupa, pensavo solo a godermela e basta. Questo perche’ ero in grossa difficolta’ nell’instaurare con lei un minimo rapporto di fiducia. E come potevo? Tralasciando il fatto di dover convivere 24 ore al giorno con qualcuno che ha abitudini molto diverse dalle tue in un posto in cui non puoi fare NULLA di quello che normalmente fai (compreso ascoltare la musica che vuoi), il vero punto dolente era la distanza che percepivo tra me e lei. Come posso – mi chiedevo – fidarmi di una persona che non riesce a stimare correttamente quasi qualunque cosa le si pari davanti? Che non solo sa molto poco delle cose del mondo passate e presenti, ma che vedi fare errori marchiani su qualunque cosa la vita ti ha insegnato essere necessaria per sopravvivere. Io invece, oltre a studiare fisica ed essere brillante negli studi, andavo in discoteca da quando avevo 16 anni, suonavo gia’ da tanto e facevo concerti in giro, giocavo a pallamano in serie B, avevo gia’ avuto le mie storie d’amore, sapevo pure piu’ io di gossip di lei grazie alla mia memoria! Cosa ho da imparare da una cosi’? Pure i rapporti interpersonali che la vedevo instaurare con gli altri concorrenti mi sapevano di superficiale, di gia’ visto, di elementare. Un disastro su tutta la linea. Tutto questo casino in testa mi aveva reso completamente impermeabile, forse anche scorbutico, sicuramente poco socievole e disposto a giocare e ad aiutarla. In tanti spezzoni mandati in onda quest’anno ho rivisto le stesse scene di incomunicabilita’ iniziale che avevo vissuto io e che credo siano state comuni a molti di noi concorrenti secchioni. In questo, va detto, le pupe erano molto piu’ avanti. I miei ricordi sono pieni di scenate delle ragazze che ci gridavano addosso di tutto per svegliarci e per sfogare una frustrazione che anche loro dovevano avere, e principalmente per colpa nostra, mentre noi restavamo fermi immobili come statuine, abituati come eravamo a prendere le cose con distacco e pazienza. Uno stallo dal quale non sapevo uscire, che mi aveva portato ad avere due nomination di fila e dalle quali ci siamo salvati con un misto di abilita’ (come ho detto, nel gossip ero molto forte) e di pieta’ altrui, visto che Daniele Durante ha scelto deliberatamente di non dare l’ultima risposta esatta e di render patta la prima sfida. Non credo di averlo mai ringraziato come si deve, grazie Daniele!

Dopo la terza settimana, un uso abbondante del confessionale e una provvidenziale sveglia mattutina con Stairway To Heaven mandata a palla dall’interfono (grazie Autori!) mi sono gradualmente ritrovato fuori dalle nebbie. E’ stata una commistione di volonta’ di ingoiare il boccone amaro e di una serie di avvenimenti. Innanzitutto era successo che le dinamiche interne tra le ragazze – molto piu’ forti e volubili di quelle tra noi ragazzi – si erano cristallizzate in un’avversione generale verso la mia pupa, Rosy. Allo stesso tempo sono accadute cose di rilievo, come l’ammutinamento per un giorno di noi secchioni, la scena del carwash col rifiuto di due ragazze di prestarsi, una sera con griglia e vino a fiumi sfociata in pianti per alcuni, la rinuncia di Durante e l’arrivo di nuovi concorrenti. Tutte queste cose hanno progressivamente distolto la mia attenzione morbosa da me stesso e dalla mia condizione, e mi hanno fatto vedere la situazione per quello che davvero era. Gradualmente, cominciavo a vedere cose prima invisibili e a valutare le persone solo per come si comportano. Tra tutte, finalmente cominciavo a rivalutare Rosy, una persona che ha un sacco di limiti ma che e’ capace di gesti non necessari ma gentili, come il salvarmi un po’ di cibo perche’ ero fuori con la troupe a fare una prova durante l’ora di pranzo. Non necessario perche’ avevamo cibo potenzialmente illimitato, gentile perche’ ero l’unico ad aver avuto questo trattamento in quel frangente. Una persona che resisteva stoicamente a tutti gli attacchi degli altri che la prendevano in giro per il suo modo di essere. E allora mi son detto chissenefrega. Chissenefrega se Rosy vede come una conquista cose che per me sono elementari, se continua ad avere abitudini discutibili e ad essere ai miei occhi sostanzialmente inaffidabile per un sacco di cose. Quello che conta alla fine e’ la bonta’ di una persona e l’atteggiamento che ha in quello che deve fare. Una lezione che mi son portato dietro negli anni e che mi ha permesso di scoprire nuove cose di me stesso, al punto da dedicare al tema un post di questo blog scritto in tempi non sospetti e in circostanze del tutto diverse.

Dopo quegli avvenimenti siamo stati la coppia che piu’ ha lavorato per cercare di migliorarsi, di interagire, di creare qualcosa. Siamo cresciuti esponenzialmente nella nostra reciproca confidenza, cosi’ tanto che – e questo non lo sa praticamente nessuno a parte noi e gli autori, visto che e’ accaduto lontano dalle telecamere – a due giorni dal finale del reality ho innestato un gigantesco freno a mano nel nostro rapporto, dicendole frasi pesanti e meritandomi un discreto lancio di oggetti da parte sua. Il nostro rapporto stava diventando addirittura troppo preponderante ed importante, piu’ grande del gioco stesso. Incredibile, no? D’altra parte e’ uno strano mondo quello del reality show a reclusione: quando stai 24 ore su 24 chiuso in casa con un gruppo di persone tutto diventa enorme. Se qualcuno ti sta solo un po’ sulle palle te lo ritrovi davanti ogni mezz’ora e finisci per odiarlo ferocemente. Se qualcuno invece ti diverte – magari il componente di un’altra coppia, com’e’ ad esempio capitato dopo il primo mese a molti di noi maschi con Elisa Della Valentina – sperimenti una sorta di assuefazione al punto da farti dimenticare che devi giocare in coppia con il partner assegnato. Pericolosissimo. Per carita’, poi esci e ritorna tutto al proprio posto. Forse.

Alla fine di tutto, una volta fatto calare il sipario su un periodo straordinario, l’eredita’ piu’ grande che mi resta, piu’ grande della fama durata qualche mese, del montepremi vinto e di tante altre cose, e’ stata dunque la mia evoluzione caratteriale. Mi sono riscoperto piu’ serafico e zen, e allo stesso tempo molto piu’ malizioso. L’aver dovuto interfacciarmi con una persona cosi’ distante da quello che ero ha gradualmente cancellato gran parte delle mie sovrastrutture mentali che usavo per categorizzare e valutare le persone. Ora sono molto piu’ rilassato perche’ sono conscio dei confini entro i quali e’ lecito dare giudizi. Il mondo e’ grande, e ha le spalle larghe abbastanza per ospitare e dare dignita’ a milioni di modi di vivere. Ora mi sento di percepire le persone in base al comportamento che hanno verso il prossimo e verso il nuovo. D’altra parte, ora sono molto piu’ capace di comunicare cosa non va, sia nel mio rapporto con gli altri che nel rapporto tra altri. Ho imparato a conoscere i bisogni altrui di chiarezza, a saper leggere le persone, a saper bisticciare e ad individuare in molto meno tempo il meglio e il peggio di me stesso e degli altri, qualcosa che onestamente prima del reality ero capace di fare molto poco. Fortunatamente questa evoluzione si e’ ben integrata con i miei gusti innati. Il reality non ha cambiato i miei obiettivi personali. Ho continuato a fare quello che sapevo fare e molto probabilmente la mia carriera lavorativa e musicale sarebbe stata la stessa anche se non fossi andato su Italia 1. Eppure, e’ cambiato il modo in cui ci sono arrivato, e sono contento sia andata cosi’. Ecco, magari e’ stato un modo un po’ avventuroso di maturare, e la visione della nuova stagione me l’ha ricordato nel piu’ strano e curioso dei modi.

P.S. chissa’ come andra’ a finire questa nuova stagione! Io tifo per Massa e Marina.

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